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Sabato pomeriggio al MAAAP Ex Chiesa di Sant’Eufemia ad Altichiero

Sabato pomeriggio al MAAAP Ex Chiesa di Sant’Eufemia ad Altichiero

Sabato 3 Marzo alle ore 16 l’associazione La Crose Onlus che gestisce il Museo Archeologico Ambientale delle Acque del Padovano  sito nella ex Chiesa di sant’Eufemia ha Intitolato la Biblioteca “Maaapteca” con una targa  alla memoria di Mosignor Claudio Bellinati. Alla Cerimonia erano presenti oltre ai Soci della” Crose”, don Lorenzo Parroco di Altichiero e l’Assessore alla Cultura Andrea Colasio.

Dedicato a Claudio Bellinati  Sacerdote, Maestro di vita e Storico.

 

L’arte di insegnare è l’arte di coloro che assistono a una scoperta”
(Mark Van Doren)

…” Se non c’è futuro senza la conoscenza del passato, allora il Museo Archeologico Ambientale  delle Acque del Padovano sta veramente preparando una eventuale evoluzione nel guardare al futuro, anche per un avvenire nell’ambito europeo di nuove e più eloquenti conquiste”.

Questo è quanto ha scritto Don Bellinati in uno dei suoi articoli della Rivista Autikeria Anno II n°1 del 2007 a proposito del MAAAP.

Conobbi don Claudio tanti anni fa agli inizi della mia carriera di insegnante, quando ero ancora una studentessa universitaria. Fui sua discepola in un corso semestrale di Storiografia Veneta e ne rimasi affascinata.

Conoscevo pochissimo della Storia Veneta perchè provenivo da Roma; imparai così  attraverso le sue interessanti lezioni che la storia e l’arte Veneta ed in particolare quella  Patavina sono imperniate di religiosità, di culto popolare.

Mi avvicinai così all’antropologia di questo popolo nato sulle sponde dei fiumi Brenta e Bacchiglione.

Ed ora sono qui dopo lunghi anni , insieme ai miei colleghi della Crose a commemorare un grande Maestro religioso e studioso di Storia, Arte e Filosofia.

Don Claudio era un uomo molto generoso e prodigo nell’aiutare gli altri chiunque fosse, in particolare i suoi studenti.

«Aveva la smania di conoscere e di indagare. Non si sottraeva alle domande che gli venivano poste. Quando, per un motivo o per l’altro  gli veniva chiesto un approfondimento su argomenti che non aveva studiato, non diceva di no, ma cominciava a studiare, non si fermava mai.

Non si negava di fronte ad ambiti di conoscenza che non gli erano del tutto familiari».

Una vocazione didattica che deriva forse dal fatto che la prima formazione di Bellinati fu quella di pedagogista, tant’è vero che la sua prima tesi di laurea fu sulla pedagogia di San Gregorio Barbarigo.
«È un aspetto, quello della passione per l’insegnamento, che si coglie bene nel ruolo che ha avuto come professore del Tito Livio. Abbiamo faldoni pieni di lezioni, verbali di riunioni per gli studenti: erano gli anni in cui si organizzavano le prime assemblee studentesche, le elezioni dei rappresentanti, la collaborazione tra genitori, docenti, alunni, personale».

«Lui era attivissimo in questo un uomo all’avanguardia dei tempi , ha raccolto moltissimo sugli studenti, sul mondo giovanile, sulla formazione religiosa e culturale dei giovani. Non faceva semplicemente l’insegnante di religione, ma in quell’ora apriva alla cultura, apriva all’arte, a Dante, agli autori della letteratura. Era un uomo che lavorava con gli studenti, si metteva in ascolto anche del bisogno che avevano di porsi domande, e ritrovare risposte».

L’insegnante mediocre racconta. Il bravo insegnante spiega. L’insegnante eccellente dimostra. Il maestro ispira.
(Socrate)

Il maestro se egli davvero è saggio non vi invita ad entrare nella casa della sua sapienza, ma vi guida sulla soglia della vostra mente.
(Khalil Gibran)

Questo era il volto di don Claudio Bellinati.

E, mi piace concludere questa dedica a Lui con la poesia di

Gianni Rodari.

C’era una volta un cane
che non sapeva abbaiare.
andò da un lupo a farselo spiegare,
ma il lupo gli rispose
con un tale ululato
che lo fece scappare spaventato.
Andò da un gatto, andò da un cavallo,
e – mi vergogno a dirlo –
perfino da un pappagallo.
Imparò dalle rane a gracidare,
dal bove a muggire,
dall’asino a ragliare,
dal topo a squittire,
dalla pecora a fare « bè bè »,
dalle galline a fare coccodè.
Imparò tante cose,
però non era affatto soddisfatto
e sempre si domandava
(magari con un « qua qua »…):
– Che cos’è che non va?
Qualcuno gli risponda, se lo sa.
Forse era matto?
O forse non sapeva
scegliere il maestro adatto?

Di Patrizia Mecchia membro del CD Associazione La Crose Onlus

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